Fabrizio Vallini è un beerlover di lungo corso, come ama definirsi. Come molti appassionati che hanno scoperto il piacere e la ricerca della buona birra in tempi non sospetti, Fabrizio ha intrapreso il lungo cammino verso l’iniziazione alla birra di qualità con la scoperta dei grandi classici.
Dimostrando un’ampia apertura mentale, Fabrizio ha con il tempo scoperto altre birre, altre tendenze ed esperienze, vedendo nascere e crescere il settore craft italiano, apprezzandone i prodotti.
Le opinioni e le esperienze di Fabrizio rappresentano un piccolo ma significativo viaggio all’interno del mondo della birra artigianale, in particolare di quella italiana.
Qualche domanda
Una tua presentazione:
Sono un appassionato di birre di lungo corso ed il capello dalle sfumature color titanio è li a testimoniarlo, mi considero un semplice conoscitore ed estimatore soprattutto del panorama brassicolo italiano, non mi ritengo un vero beer-geek anche se a volte tendo a superare il limite che ti porta verso un approccio da fanatico, penso di essere una persona che privilegia il confronto, lo scambio di opinioni ed il cercare di portare, nel mio piccolo, un aiuto per fare conoscere ed apprezzare maggiormente il mondo della birra artigianale e di qualità.
Come è cominciata la tua passione per la birra?
Il tutto è iniziato negli anni 80 prima nei primi pub della zona come il Full Stop di Cassano e poi la folgorazione, non sulla via di Damasco ma su quella delle Fiandre, casualmente per sottoscrivere la quietanza di un incidente avvenuto l’anno prima con un ingegnere belga, erano anni in cui esistevano ancora le limitazioni sui movimenti di valuta e, o incaricavo un notaio o mi recavo io in Belgio, e allora, grande idea , si parte per il Belgio, Chimay, Orval già le conoscevo ma tutto il resto è stato una grande scoperta e sorpresa.
Poi ho iniziato a leggere libri dal Beer Atlas a Michael Jackson e ho avuto la possibilità di vedere nascere i primi birrifici artigianali italiani. Per anni ho privilegiato le produzioni italiane, soprattutto quelle della mia zona e delle regioni dove mi muovevo per lavoro o vacanza, per poi riscoprire i grandi classici non solo del Belgio.
Che “ruolo” ricopre la birra nella vita di tutti i giorni?
Mah, non essendo del settore ovviamente riveste un ruolo marginale rispetto a quelle che sono le mie attività lavorative principali gli aspetti familiari e gli altri interessi che coltivo, anche se questa marginalità mi ha comunque sempre accompagnato negli anni, da compagna fedele, insomma come un cagnolino che ti segue dappertutto e non ti lascia mai solo.
Anche se non sono un assiduo frequentatore di locali riesco comunque a ritagliare un piccolo spazio una o due volte la settimana, quasi sempre limitato al tempo di sorseggiare una birra, nei locali della mia zona, così pure andando a visitare birrifici artigianali quando possibile e, vi assicuro che scambiare quattro parole con il birraio magari bevendo con loro una birra.
Hai partecipato a qualche corso?
Certo, soprattutto negli ultimi anni, sia organizzati da associazioni del settore come Fermento Birra e Union Birrai sia da birrifici o locali; le recenti limitazioni hanno inoltre visto proporre corsi on-line di diverso livello. Io consiglio senz’altro la fruizione di questi corsi, soprattutto se tenuti da docenti qualificati e vi assicuro che sentire Kuaska piuttosto che Simonmattia Riva o birrai come Schigi e Agostino Arioli è veramente un’esperienza unica.
I corsi oltre ad insegnarti l’approccio ad una corretta degustazione ti permettono di approfondire argomenti a 360 gradi sul mondo della birra, anche se bere e gustarti una birra senza alzarla per guardarla in trasparenza girarla e ficcarci il naso dentro è e sarà sempre la cosa migliore da farsi quando si è in compagnia.
Di pari importanza sono anche le visite guidate ai birrifici, di solito in corrispondenza di anniversari o eventi speciali, ma anche schedulate con cadenza periodica vedi ad esempio Lambrate.
Birre preferite?
Come già detto il tutto è partito dal “Grande Belgio” e alcuni stili come Tripel, Saison e Oud Bruin sono ancora tra i miei preferiti, poi girando e avendo la possibilità di venire a contatto con diverse realtà locali che propongono a rotazione sempre nuove proposte, ti viene voglia di assaggiare stili poco conosciuti o sviluppati con successive maturazioni ed ecco che ho cominciato ad apprezzare tutto il mondo tedesco e ceco classico cosi come le contaminazioni con passaggi in botte e anche, ma in questo caso pian piano e sto ancora facendo fatica, il mondo sour acide e dintorni.
Per uno come me fortemente convinto dello sviluppo e valorizzazione dei prodotti locali, la nascita delle IGA e tutte quelle attività che hanno portato e portano a riscoprire stili tradizioni, utilizzo di prodotti tipici del proprio territorio sono segnali che vanno seguiti e coltivati.
Spesso mi ritrovo a pensare come la “moda” di proporre nei locali specializzati birre a rotazione sempre diverse, mischiando stili e nazioni possa essere la logica via di sviluppo del movimento craft italiano, per me è senz’altro la strada migliore ma, penso anche che per un neofita abituato ad una “4 luppoli” o ad una “Ceres” occorra proporre un prodotto artigianale che rispecchi il suo gusto e, dando per scontato la scoperta finalmente di una birra… lo invogli in seguito a scoprire nuovi stili e prodotti – ma questo è un altro discorso e merita senz’altro un approfondimento ad hoc.
Per concludere ecco 10 birre italiane di stili diversi e di birrifici in qualche modo a me legati:
- Hattori Hanzo di Mukkeller, tagliente come la lama della spada di un samurai;
- Cobram di Alder, perché dal Valeriani non si vive di sole luppolate;
- Tipo Pils del Birrificio Italiano, perché ha fatto scuola e l’ho vista nascere;
- Kerst Reserva di Extraomnes, se no che Natale è;
- Papa Nero Barrel Aged di Ritual Lab, per la scoperta di un gioiellino da assaporare sorso dopo sorso;
- U Orange di Cà del Brado, perché vino e birra stanno bene assieme eccome;
- Garanzia di Elvo, Altavia e Mukkeller, perché l’unione fa la forza… anzi la buona birra;
- Viel Rauchbier di Brasseria della Fonte, perché continuo a non capire come scendendo da Pienza si arrivi a Bamberga;
- Dona Elda di Eastside, perché “O Café é a Vitamina do Espirito”;
- Backdoor Bitter di Orso Verde, perché se Busto era la piccola Manchester la strong bitter è di casa.
La beer chart
Le migliori 3 birre italiane
Indicare le tre migliori birre è ovviamente limitativo, farei fatica con le 100 migliori, figuriamoci con tre, ma di getto Chien Andalou di Extraomnes, Xyauyu Kioke Riserva di Baladin e Solitude Silence of Darkness di Brasseria della Fonte.
Le migliori 3 birre straniere
Anche qui di getto Pannepot Special Reserva di De Struise, Avec les Bons Voeux di Dupont e Rochefort 10.
I migliori 3 birrifici italiani
Qui è ancora più difficile e dico uno per le basse Mukkeller, Brasseria della Fonte per le Imperial stout e per le botti, Montegioco per la cadrega
I migliori 3 birrifici stranieri
Uno della novelle vague belga come De Struise, un classico come Rochefort e un alternativo come De Dochter Van De Korenaar.
Il birrificio italiano sul quale punteresti in futuro
Oggi mi stanno impressionando gli emiliani di Malcantone ma per continuità del lavoro e varietà di stili e proposte non mi stupirebbe il botto per 50&50 di Varese, ma sì anche perché fare il tifo per la squadra di casa non fa male…