Il birrificio Montegioco
Approdiamo nella Val Grue alla ricerca del birrificio Montegioco, dove ci aspettano Riccardo Franzosi e i ragazzi dello staff. Una fine pioggerella ci accompagna sino alle porte del birrificio e contribuisce a creare un’atmosfera fantasy, in pieno stile Montegioco.
E’ gennaio ma non fa molto freddo, nonostante siano prossimi i giorni della merla: da queste parti ciò significa che a breve inizierà “Birre della Merla“, l’atteso evento organizzato da Montegioco.
Riccardo Franzosi è il tipo di persona che potrebbe incarnare la figura del birraio indipendente, se non conoscessi il mondo della birra artigianale italiana e dovessi immaginarmelo. Cordiale, accogliente, genuino, modesto: si dichiara l’ultimo dei birrai , nonostante sia stato eletto Birraio dell’Anno nel 2012. Ed è un piacere parlare con lui, perché espone considerazioni lucide e a volte scomode, ma con leggerezza intelligibile.
Come nasce il birrificio Montegioco
“La premessa è che io rimango tra i birrai più ignoranti e considero la birra come scusa per stare al mondo come piace a me. Ho lavorato nell’azienda di famiglia per molto tempo, sino a quando è arrivato il momento di capire cosa avrei fatto da grande.
Ho iniziato per curiosità, facendo la birra in casa alla domenica, verso la fine degli anni 90 e nel tempo ho conosciuto i grandi birrai di adesso, Teo, Agostino e altri della zona, che mi hanno appassionato. Così ho deciso che mi sarebbe piaciuto fare la stessa cosa e ho iniziato.
Siamo aperti dalla fine del 2005, eravamo quelli della seconda ondata, la successiva rispetto ai pionieri come Baladin, Birrificio Italiano e altri. Mi piace definire questo flusso come il contrario di Omaha Beach, dove gli ultimi arrivati avevano la meglio rispetto ai primi. Nel settore della birra artigianale italiana è stato così, i primi arrivati hanno continuato a salire mentre gli ultimi hanno trovato un territorio intasato.”
Pane al pane, birra alla birra
“Preferisco concentrarmi sulla birra senza troppo fronzoli: non conosco tutti i birrai, i luppoli o le birre del mondo, ma non è una cosa che non mi interessa. Tutta questa spettacolarizzazione del mondo in generale non mi piace, viviamo in un mondo dove se fai qualcosa di normale sei un fenomeno.Anche per la birra dovrebbe essere così, trovo sia normale che un bravo birraio faccia buone birre, senza doverlo forzatamente ritenere un mago.”
La birra artigianale in Italia
“Il consumo di birra in generale e quello della birra artigianale non ha avuto delle grandi impennate, quindi la situazione rimane la stessa. Noi nel piccolo possiamo vivere bene ma non siamo niente a livello globale, e non ti so dire in futuro cosa accadrà.
Al momento non credo che la situazione del comparto craft italiano permetta una evoluzione, complice il poter d’acquisto medio che diminuisce. La birra artigianale costa mediamente molto, per via dei costi d’impresa; credo che sia più conveniente rimanere nella vendita diretta.”
La distribuzione
“Sono dell’idea che la birra artigianale debba entrare nella grande distribuzione, a patto che non ci si debba economicamente inchinare ai loro prezzi. La gdo non è rappresenta in assoluto il male, fanno più danni quelle attività che non pagano i birrifici artigianali a seguito delle forniture.
Noi abbiamo piazzato le nostre birre nei supermercati locali, a Tortona e Alessandria, ma abbiamo dovuto lottare anni per imporre prezzi giusti per tutti e condizioni ottimali, soprattutto a livello di conservazione dei prodotti.
La distribuzione non è sempre impeccabile: abbiamo ospitato Eric di Left Hand qui da noi con i loro staff e abbiamo discusso sulla distribuzione come avviene negli USA e come avviene qui. Il mercato è diverso da loro: i distributori sono il vero intermediario ma i produttori controllano il magazzino. C’è una grossa differenza, noi abbiamo lacune che vanno colmate. Come il fatto che se arriva il camion refrigerato vuoto arriva con la cella spenta…”
Le birre di Montegioco
“Nella scelta delle birre seguo il mio gusto, quindi birre ad alta fermentazione. Anche da homebrewer non mi mai sono cimentato in bassa fermentazione, a parte il sidro. Definisco le nostre birre come semplici: siamo partiti con il formato da 75, poi abbiamo incluso anche il formato 33cl per ovvie esigenze. Attualmente la metà della produzione va in fusti, l’altra in bottiglie, tra gdo, enoteche, ristoranti e beershop.
Non siamo dipendenti delle novità, non ci interessa seguire le mode: abbiamo delle birre che produciamo a periodi alterni, quindi si può dire che sembrino delle novità. Sono le birre barricate oppure alla frutta, che produciamo solo se la frutta dell’annata è di qualità.
Siamo dei piccoli produttori, arriviamo sui 600 hl annui di birra ma questa è la dimensione che vogliamo avere: facciamo alcune collaborazioni con amici, in realtà per passare anche la giornata con loro.
Ora siamo nel periodo del pre-merlo [quello che precede l’evento “birre della merla”] quindi ci stiamo preparando per accogliere i partecipanti della festa. E’ un evento che non pubblicizziamo ma che vive del passaparola, e siamo passati da 50 a 5000 persone nel breve perché l’amico porta l’amico, e così via.”
Scopri le birre del birrificio Montegioco