Il Birrificio di Legnano, brew pub e buona birra

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Il Birrificio di Legnano è una attività che nasce nel 2015 grazie all’incontro di quattro soci. Il gruppo di amici conserva la seria intenzione di rendere la città milanese, nota per il palio e la celebre battaglia del 1176, famosa anche per la birra artigianale.

All’interno del un complesso industriale riqualificato, che ospitava in passato la Tessitura Bernocchi, ha sede il Birrificio di Legnano. Produzione, magazzino, locale e dehor estivo sono concentrati in un unico luogo, diventato uno dei punti di riferimento del divertimento della città di Legnano.

Manuele, il birraio di casa, ci aspetta nella sala cottura, pronto per una visita e una piacevole chiacchierata.

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Il Birrificio di Legnano

Quando nasce il Birrificio di Legnano?

“Il Birrificio di Legnano apre i battenti nel 2015, grazie all’acquisto di un impianto di seconda mano che collochiamo in quest’area industriale riqualificata, dove trova posto anche il brew pub. La sala di cottura è proprio adiacente al locale, per trasmettere in pieno il fatto che qui la birra si produce e si mesce.”

Quali birre producete?

“In totale sono poco più di quindici, e un paio di collaborazioni. Le birre sono prodotte in alta fermentazione e rispecchiano stili britannici, tedeschi, belga e americani.Tra le più note la Cinq Ghej, una american amber ale da 5,8 e la Martinella e la Frogs.

Vanno anche le birre più maltate, come la Weizen o la Tripel, ma anche le IPA e le ale inlgesi hanno una buona richiesta.

Avendo il pub dobbiamo cercare di intercettare anche una richiesta di un cliente che non sia formato. Per questo non ci impegniamo in birre molto sofisticate. Produciamo anche ricette rivisitate, per pub o beer shop. In questa direzione ci offriamo anche nella produzione conto terzi, sempre se riusciamo ad avere un tino libero.”

Cosa si trova nelle vostre birre?

“Innanzitutto la fatica (Manuele ride..). Ci trovi anche la volontà di produrre birre accessibili, per la gente comune.
Produciamo anche birre particolari, con l’aggiunta di ingredienti inconsueti per la massa, come il peperoncino. Ma preferiamo rimanere accessibili a tutti. E’ impareggiabile vedere l’apprezzamento della clientela, questo è il motivo che traina l’attività.”

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Il birrificio e la città di Legnano

Avete una rete commerciale già avviata?

“Si, qui al brew pub lavoriamo solo con i fusti mentre per l’esterno abbiamo un buon movimento. Lavoriamo con alcuni distributori e riusciamo ad arrivare in tutta Italia.”

Siete molto caratterizzati dalla città, a vedere dalla grafica:

“Molto, e lo puoi vedere sia dal logo che dalla scelta dei nomi. Il logo del Birrificio di Legnano riporta il castello, simbolo della città.

Inoltre le nostre birre hanno nomi che rimandano alla storia e al contesto sociale della città. Tutte le birre hanno un legame con Legnano,e la maggior parte dei nomi sono stati scelti dal patrimonio dialettale locale. Dialetto, personaggi e storia di Legnano sono i nostri capisaldi.”

Il brew pub

“Il concetto del brew pub e di mescita diretta ha un duplice valore. Nel primo caso puoi davvero far vivere la realtà del come si produca la birra. Nel secondo caso sei più agevolato perchè hai potenzialmente già un pubblico al quale rivolgerti.

Credo che questa seconda situazione sia ottimale, soprattutto in questi tempi in cui tra birrifici e beer firm si è superato il migliaio. Inoltre, specialmente se il birraio ha anche il tempo e la possibilità di stare al banco, si può creare un rapporto con il cliente che sia anche costruttivo sotto il punto di vista dell’informazione del prodotto.”

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Mondo craft

Non si rischia la saturazione?

“Il rischio c’è ma dobbiamo anche considerare che stanno aumentando le quote di mercato, l’interesse e la cultura del consumatore medio nei confronti della birra artigianale. I numeri parlano chiaro, il settore è ancora in via di sviluppo e il posto c’è per tutti.”

Come reputi il mondo craft?

“A livello commerciale non ci sono dubbi. Anche la industria ha capito quali corde pizzicare, grazie alla diffusione del “lessico” craft.

Se ci riferiamo alla produzione è bello osservare come alcuni birrai abbiano iniziato con un impianto da 100 litri per poi passare a produzioni molto più voluminose. Questo ha permesso anche la nascita di un buon mercato dell’usato, perchè c’è un ricambio più frequente a livello di impianti e una offerta maggiore, senza escludere l’accessibilità dei costi.

Come giudichi l’azione dei grandi produttori nel settore artigianale?

“Potrei dirti che, come già detto in passato, che nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli. Anche in questo vedo però un limite, perché capisco gli interessi di chiunque, ma alcuni limiti dovrebbero essere rispettati.

Anche noi birrifici artigianali dovremmo rimanere saldi sulle nostre posizioni, cercando invece di acquisire maggiori quote. Vedo però che a livello politico si sta muovendo qualcosa.

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Progetti per il futuro?

“Se si cresce con i numeri dovremo pensare ad un ricambio dell’impianto, e non solo sulla cantina. La direzione è questa, il resto lo farà il nostro lavoro.”

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